Olio di palma, presunto colpevole
Da qualche anno l’olio di palma è finito sul banco degli imputati come presunto colpevole, con l’accusa di essere il più dannoso tra gli ingredienti alimentari sulle nostre tavole. La polemica sulla nocività dell’olio di palma continua a infuriare, anche se pochi sanno veramente cos’è.
Cos’è l’olio di palma
L’olio di palma è un olio di origine vegetale che proviene dai frutti maturi di un tipo particolare di palma. Nell’Africa Centrale ed Occidentale, l’olio di palma è da sempre utilizzato come condimento, e ne sono state trovate tracce in una tomba egizia di 5000 anni fa. Nella seconda metà dell’Ottocento fu importato in Europa per essere impiegato come lubrificante e come ingrediente per la preparazione dei saponi.
Perchè è il preferito dalle aziende alimentari
La componente satura dell’olio di palma lo rende solido anche a temperatura ambiente, come il burro e i grassi idrogenati, ma con il vantaggio di essere molto più economico. Per questo motivo l’80% dell’olio di palma viene utilizzato dall’industria alimentare per la preparazione di dolci, biscotti, gelati, paste base e prodotti di panificazione in genere.
Quanto fa male
Nessun alimento di per sé è buono o cattivo. E l’olio di palma non fa eccezione. L’Istituto Superiore di Sanità ha dichiarato che l’olio di palma non contiene «componenti specifiche» che possano «determinare effetti negativi sulla salute». Certo, ingozzarsi di grassi saturi non fa bene. Ma la loro presenza non è di per sé dannosa. Inoltre l’assunzione giornaliera di grassi saturi solo in piccola parte deriva dall’olio di palma: meno del 20%. Il resto lo assumiamo da uova, latte, carne e formaggi. Eppure nessuno ha mai pensato di boicottare la torta della nonna, che, se fatta col burro, sarà sicuramente più dannosa dell’olio di palma.
L’olio di palma è composto per il 50% da grassi saturi, per il 40% da acidi grassi monoinsaturi, e solo per il 10% da acido grassi polinsaturi. Non ci sono evidenze scientifiche che l’olio di palma abbia effetti negativi diretti sulla salute se si segue una dieta sana ed equilibrata e uno stile di vita attivo.
Il rischio è lo stesso per tutti i grassi saturi che, se consumati in eccesso, aumentano il rischio di soffrire di malattie cardiovascolari.
Quello di palma contiene grassi saturi come l’olio di cocco e l’olio di semi vari con cui si friggono le patatine. L’olio di palma contiene, infatti, 49 grammi (per 100 di prodotto) di acidi grassi saturi, mentre l’olio di cocco ne contiene 82 grammi: più del burro (63), del lardo (39) e del grasso bovino (50). Molti oli vegetali, come quello di oliva, di mais, di sesamo e di canapa sono ricchi di grassi polinsaturi, anche se oramai si discute solo dell’olio di palma, ignorando gli altri grassi.
In questo contesto va considerato l’apporto di acidi grassi saturi da parte dell’olio di palma nella dieta quotidiana. In conclusione, è consigliabile non abusare di cibi contenenti olio di palma, ma non c’è alcun motivo ragionevole per eliminarli del tutto.
Olio di palma e ambiente: la deforestazione
La palma da olio ha bisogno di un clima tropicale per crescere, per questo le piantagioni si concentrano nel sud-est asiatico, in particolare Malesia ed Indonesia, e nelle fasce tropicali di Africa e Brasile. Ultimamente sono emerse voci molto critiche legate alle presunte responsabilità dei cambiamenti climatici originate dalla deforestazione e dalla coltivazione di massa delle palme nelle zone umide. Basti pensare che tra il 2000 ed il 2012 l’Indonesia ha visto scomparire 6,02 milioni di ettari di foresta tropicale (un’area grande quanto l’Irlanda), per ricavare terreni da destinare soprattutto alla produzione di olio di palma.
Il vero problema dell’olio di palma non è che fa male ma che, a causa del costante aumento della domanda da parte delle aziende alimentari, gran parte delle bellissime e intricate foreste pluviali del sud-est asiatico sono andate perse negli ultimi anni per far posto alle coltivazioni di palma da olio.
Anche la fauna locale, come ad esempio la tigre Malese e di Sumatra, ha subito una forte riduzione del numero di esemplari come conseguenza degli stravolgimenti del loro habitat e dell’intero sistema botanico, e la deforestazione contribuisce in modo significativo anche alla minaccia di estinzione dell’orango del Borneo.
In conclusione
L’olio di palma non è il problema, è un aspetto di un problema più grande: cercare di ricostruire quella famosa dieta equilibrata che proprio l’onnipresenza dell’olio di palma (ma non solo) sta rendendo sempre più difficile. La vera soluzione è scegliere il biologico, scegliere il km zero, scegliere i prodotti artigianali. È vero che può obbligarci ad aumentare il budget per la nostra spesa, ma di sicuro ridurrà quello per i medicinali.
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