Quanto fa male il caffè?
La sostanza psicoattiva più consumata al mondo è pericolosa per la salute? Dà dipendenza? Come agisce nel cervello? Il punto sullo stimolante in tazzina, sui suoi benefici e sulle ragioni della sua cattiva (e immeritata) fama.
Il mattino ha “il caffè” in bocca!
Il solo profumo di caffè è sufficiente a farci uscire dal piumone, e una tazzina al momento giusto può raddrizzare una giornata iniziata male. Il potere energizzante di un espresso è tale che da secoli la scienza si chiede se quella per la caffeina non sia una forma socialmente accettata di dipendenza, e se questa sostanza sia dannosa per la salute.
Ma quali sono le dosi da non superare e perché il caffè ci tiene svegli?
Cosa succede quando bevi un caffè.
Mentre in bocca continuate ad avvertire quel piacevole sapore amaro, la caffeina si dissolve e si diffonde rapidamente nei fluidi del vostro corpo. In una manciata di minuti arriva al cervello, dove si lega ai recettori che di norma ricevono l’adenosina, una sostanza chimica prodotta dall’organismo che induce sonnolenza. Ecco perché il caffè fa passare transitoriamente la sensazione di stanchezza: agisce come un freno momentaneo all’impulso a dormire.
Il picco di concentrazione di caffeina nel sangue avviene 45-60 minuti dopo l’assunzione; nell’arco di 3-5 ore, il fegato avrà degradato metà della caffeina assunta e l’adenosina avrà iniziato a riprendere il suo posto. Potreste sentire il bisogno di un’altra tazzina.
Un balsamo per l’umore.
Le proteine recettori dell’adenosina nel cervello sono anche collegate ai recettori della dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nel circuito del piacere e nelle sensazioni di buon umore. La caffeina rende i recettori cui si lega più sensibili alla dopamina, un effetto che cogliamo sotto forma di benessere.
La caffeina è una “droga”?
Tuttavia la dopamina è anche coinvolta nelle dipendenze: dopotutto, nicotina, alcol o cocaina interferiscono con il circuito della ricompensa nel cervello, incrementando la produzione di dopamina in alcune aree e spingendoci, di fatto, a ripetere un comportamento dannoso. Anche di caffè non possiamo fare a meno, ma a differenza di altre sostanze, la caffeina non accresce la quantità di dopamina. Rende soltanto il nostro cervello più sensibile a quella già in circolo (lo si è provato sui ratti e anche sull’uomo).
Allora è utile per la salute?
Se i benefici a breve termine della caffeina sono ovvi, la ricerca scientifica ha ormai dimostrato che vanno ben oltre il tenerci svegli. Chi assume caffè regolarmente senza abusarne, per una vita intera, appare più protetto da malattie degenerative come Alzheimer e Parkinson.
Il motivo non è ancora del tutto chiaro: la caffeina potrebbe avere un ruolo nella riduzione della proteina beta-amiloide che forma le classiche placche nel cervello dei pazienti con Alzheimer. Un’altra ipotesi è che si tratti più che altro di una correlazione: le persone che bevono regolarmente caffè avrebbero anche uno stile di vita più attivo, e sarebbero per questo più protette dalle condizioni neurodegenerative.
Bere caffè nelle ore diurne aiuta a mantenere ritmi circadiani regolari, un fattore protettivo contro molte malattie (dal diabete ai disturbi mentali).
Come ci si regola?
Per godere al massimo dei benefici della caffeina, senza disturbi del sonno o per la salute, la scienza suggerisce di non assumerne più di quella contenuta in tre, quattro tazzine di caffè al massimo. Gli effetti di questa sostanza sono però altamente soggettivi: diversi studi genetici hanno identificato specifiche varianti genetiche che sembrano predisporre al metabolismo di caffeina (e quindi a un suo maggiore consumo).
Il discorso vale per le persone in buona salute: per chi ha problemi di pressione alta o di cuore, per i bambini e le donne in gravidanza, vale la regola di una maggiore cautela o anche dell‘astensione. Anche quello degli energy drink è un capitolo a parte: queste bevande ad alto contenuto di caffeina vengono infatti spesso assunte in quantità molto elevate o in combinazione con l’alcol, con effetti dannosi sulla salute.
In casi estremi, comunque, la caffeina può essere letale: 10 grammi di caffeina sono quasi sempre sufficienti a provocare reazioni che portano a un arresto cardiaco. Una tazzina di caffè, però, ne contiene meno di 100 milligrammi (0,1 grammi). Occorrerebbero quindi 100 tazzine di caffè in rapida successione per assumere una dose mortale di questa sostanza: probabilmente moriremmo annegati molto prima…
Fonte: focus.it
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