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Occhi azzurri, ma perchè?

Occhi azzurri, ma perchè?

L’uomo sapiens è nato in Africa, ed è nato africano: nero di pelle, di occhi e di capelli. Finché è rimasto ai tropici, era perfetto così: l’adattamento naturale all’impietoso sole africano. Ma quando, probabilmente a causa della malsana irrequietezza che caratterizza la nostra specie, si spinse verso l’Asia e da lì in tutto il mondo, si trovò di fronte a condizioni ambientali che con quelle africane non avevano nulla a che fare.

Alcuni fortunati si ritrovarono sulle sponde del tiepido Mediterraneo, mentre altri finirono (sullo slancio dell’inseguimento di un mammut o per masochistica scelta) nelle terre del nord oppresse da nubi basse, grigie foschie e infiniti ghiacci. Sistematisi a queste latitudini, gli uomini iniziarono lentamente a scolorire, ricapitolando in chiave evolutiva la vita di Michael Jackson. Nel loro caso però c’erano delle buone ragioni per cambiare pelle: la necessità di catturare al meglio la poca luce solare per produrre vitamina D, bilanciata da un pericolo molto ridotto di scottature e tumori alla pelle.

Dai poli all’equatore si svilupparono così tutti i colori degli uomini, un vero e proprio boom di biodiversità. Ma qualcosa tra caucasici, africani, barbari e berberi ancora mancava: gli occhi azzurri.

Gli occhi azzurri e la selezione sessuale

Mentre la pelle si adattava brillantemente alle diverse condizioni climatiche, gli occhi andavano bene così com’erano e non si sentiva alcuna necessità di cambiarli. Ma successe un po’ come con l’iPhone: finché non c’era, nessuno ne sentiva la mancanza; ma da quando l’hanno inventato nessuno può farne più a meno. Così gli occhi azzurri diventarono forse la prima delle mode umane: appena inventati, sembrarono a tutti estremamente sexy e i fortunati che li sfoggiavano diventarono irresistibili manco andassero in giro su una Ferrari. In questo modo, il gene responsabile della geniale innovazione si sparse a macchia d’olio fino a dominare buona parte d’Europa. Potere della selezione sessuale.

Come è fatto l’occhio umano

A vederlo dall’esterno, l’occhio umano sembra diviso in tre: una parte più o meno bianca (la sclera), una pallina nera (la pupilla) e una ciambella che la racchiude (l’iride), che è quella che determina il colore degli occhi. La pupilla in realtà non è una pallina ma un’apertura che dà sull’interno dell’occhio, ed è nera come è nera la bocca di un pozzo profondo. La pupilla è il varco dal quale entra la luce che ci permette di vedere, e la sua ampiezza varia a seconda della quantità di luce a cui siamo esposti. Se c’è poca o pochissima luce (come di notte), la pupilla si dilata il più possibile; in pieno sole, invece (o con una lampada in faccia), la luce è troppa e la pupilla si restringe per lasciarne passare di meno.

L’iride, che muscoli!

Chi controlla tutto il meccanismo, insospettabilmente, è proprio l’iride. Il quale, nonostante la sua apparenza artistica è un tipo essenzialmente muscolare, dotato per la precisione di due muscoli: uno che apre la pupilla, l’altro che la chiude.
Inoltre, l’iride serve da schermo protettivo e ha il compito di bloccare la luce in eccesso, specialmente quando la pupilla è più chiusa.

Il colore giusto dello schermo

Di che colore lo fareste uno schermo per bloccare la luce? Nero, ovvio. O comunque scuro. E infatti così dovrebbe essere. L’iride contiene delle cellule dette melanociti, le quali producono un pigmento (cioè un colorante) scuro chiamato melanina che copre buona parte dell’iride, dandole la colorazione scura che le compete.

Il problema negli occhi azzurri è che i melanociti non riescono a fare l’unica cosa per la quale sono stati assunti, cioè produrre melanina. Senza melanina, la luce riflessa rimbalza per tutto l’iride, su cellule, proteine e ostacoli vari e (per qualche bizzarria delle leggi dell’ottica) ne esce fuori che è diventata azzurra.

Purtroppo l’azzurro come schermo non funziona tanto bene: un po’ di luce filtra comunque ed è per questo che chi ha gli occhi chiari ha più difficoltà a vedere in piena luce. Un iride azzurro è perciò tecnicamente un difetto.

Fonte: biocomiche.it

 

Le informazioni fornite hanno natura generale e sono pubblicate a scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere del medico.

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