Una mamma dalle certezze granitiche… o quasi!
Capita a tutte le mamme, durante la gravidanza, di avere certezze granitiche su cosa, di certo, non farai mai una volta diventata mamma… certezze granitiche che, regolarmente, si sgretolano a contatto con la realtà.
La nanna è un argomento tabù
Solo pochi fortunati hanno bambini che dormono, da subito, tutta la notte. Tutti gli altri fanno come possono per sopravvivere: alcuni scelgono di dormire stretti stretti nel lettone, altri decidono di mettere da subito il bambino nella culla e resistere al pianto, altri ancora vanno un po’ a… fantasia!
E mentre cerchi di decidere cosa è meglio per il tuo bambino, le opinioni degli altri tendono a mettersi in mezzo. Tutti noi ci siamo sentiti dire “Non dovresti prendere in braccio il bambino, devi lasciarlo piangere, non viziarlo! ” E allora ci provi.
Stanca morta, dopo settimane di pianti notturni e sonno interrotto, pensi che se piange ci sarà un motivo. I bambini hanno bisogno di essere coccolati, di sentirsi al sicuro. Ma come fa a sentirsi al sicuro, da solo in una culla, in un’altra stanza?
E così te lo porti nel letto
Dormire con un bambino non è facile e fa anche un po’ paura, però, in particolare nei primi tempi, evita numerosi sbattimenti, soprattutto se si allatta durante la notte e se il pupo si caratterizza per risvegli continui.
E allora non importa se a volte sei costretta a dormire sul bordo del letto, se al risveglio ti ritrovi con le braccia anchilosate e il collo piegato o, peggio ancora, se al mattino ti ritrovi tatuate sul corpo le impronte di due piccoli, dolci talloni. Non importa, l’importante è dormire! Il papà, invece, a differenza tua, gode di un sonno così profondo, che neppure due dolci piedini in faccia sanno spezzare!
E se avessi sbagliato tutto?
Poi, però, quando il bambino a 2 anni dorme ancora con te, complice qualche momento di particolare stanchezza e magari qualche discussione con terzi (spesso quelli che sono stati genitori trenta-quarantanni fa, che non hanno figli, che hanno avuto bebè narcolettici o che hanno voluto e saputo resistere al co-spleeping e da tempo si godono sonni ristoratori) inizi a pensare di di aver sbagliato tutto.
Così lo fai addormentare nel lettone e poi lo sposti nel lettino, da dove puntualmente, dopo quattro-cinque ore, migra verso il lettone. I tentativi di farlo addormentare direttamente nella culla sono estenuanti e quasi sempre fallimentari.
Co-sleeping o non co-sleeping?
Negli ultimi decenni è stata molto condannata da pediatri e psicologi la tendenza a lasciar dormire i bambini piccoli nel lettone (“co-sleeping”). Un esperto americano, autore di un best-seller, aveva addirittura teorizzato che lasciar piangere i bambini piccoli da soli nel loro letto, finché smettono, li educhi all’autonomia. In realtà li educa alla disperazione, perché se nessuno ti conforta quando sei piccolo e ti senti solo e disperato, l’unica cosa che impari è che non puoi fidarti nemmeno dell’amore dei tuoi genitori.
Cucciolo d’uomo
In fondo basta pensarci. Tutti i cuccioli dormono con le loro madri. Perché proprio i nostri, che hanno uno svezzamento lungo e la più lunga fase di dipendenza dalla madre per la loro stessa sopravvivenza, devono esserne separati? Se il bambino fin da piccino è sereno e dorme tranquillo nel suo lettino, perfetto. Ma se è nato con un parto traumatico, ha subito un pesante stress che può causare dolore e maggior bisogno di contatto con la pelle, il calore, il profumo della mamma. È un bisogno ancora più forte nei bambini nati prematuri o più fragili, ansiosi o con disturbi precoci del sonno.
Se mamma lavora
Il contatto notturno diventa necessario quando la donna riprende presto il lavoro e il bambino è affidato per molte ore ad altre persone di famiglia (la nonna, quando si è molto fortunate), o baby sitter, o asili nido. Il bisogno è meno marcato o quasi assente nei bambini più solidi, nati bene e che hanno la fortuna di stare con la mamma o con il papà per diverse ore durante il giorno (usare il marsupio di giorno è un altro balsamo per il piccino!).
Sincronia di respiro
Il respiro della mamma (ma anche del papà!) e quello del piccolo si sincronizzano quando dormono insieme. Quella vicinanza è calmante e rassicurante, è un abbraccio che attenua ogni sconforto e ogni solitudine: si diventa più serenamente autonomi e capaci di volare nel mondo quando il bisogno di attaccamento è stato gratificato da piccoli. L’esperienza clinica lo conferma. Il vantaggio del co-sleeping nei primi due anni di vita non è “solo” psicologico, ma anche di salute. Più il bambino (e la mamma) dormono sereni, più quel sonno ristoratore protegge il sistema immunitario: meglio funziona, meno si ammalano.
Conclusione
Così ti rassicuri, metti in pratica vari tentativi di rendere sempre più allettante il lettino e il momento della nanna e ti fai forza di tanti autorevoli studi che dimostrano che il co-sleeping non è il Male Assoluto (anzi!), che in questo modo non contribuirai necessariamente a fare di lui un bamboccione e che dormire insieme può addirittura favorire la sua autonomia.
Tutto questo con buona pace delle tue convinzioni precedenti!
Fonti: Prof.ssa Alessandra Graziottin
Le informazioni fornite in questo articolo hanno natura generale e sono pubblicate a scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere del medico