Come funziona la chemioterapia
La chemioterapia è uno dei pilastri della lotta contro il cancro, e consiste nell’uccidere delle cellule tumorali per mezzo di farmaci. Siccome la caratteristica più importante delle cellule cancerose è che si moltiplicano in fretta, troppo in fretta, i farmaci usati in chemioterapia si occupano di solito di sabotare la riproduzione cellulare per uccidere le cellule tumorali. Per farlo, però, interferiscono con la salute e il benessere del DNA.
Come interferisce con il DNA
Gli antimetaboliti, ad esempio, sono imitazioni quasi perfette delle basi, i mattoni con cui viene assemblato il DNA. Ma immessi in catena di montaggio, gli antimetaboliti rivelano la loro pessima qualità, inceppando i macchinari necessari alla fabbricazione del DNA e portando di fatto all’abbandono di ogni proposito di riproduzione. Una delusione amarissima per le ambiziose cellule tumorali, che finiscono per morirne.
Gli agenti alchilanti invece funzionano come gomme da masticare che si attaccano al DNA, introducendo delle mutazioni. La cellula cerca di staccare la gomma dalla sua chioma di DNA, ma con pessimi risultati: i filamenti si strappano, e il DNA perde pezzi.
Il problema della chemioterapia
Il problema della chemioterapia è che non sono solo le cellule tumorali ad aver voglia di moltiplicarsi, ma anche le normali cellule del nostro corpo.
Usare un chemioterapico per combattere un tumore, è più o meno come gettare una pioggia di diserbante su una foresta infestata da una pianta parassita che la sta soffocando.
Se tutto va bene, la pianta infestante (il cancro) sarà eliminata. Ma il trattamento non farà tanto bene neanche al resto del bosco: l’erba e i cespugli (le cellule a ricambio rapido) si seccheranno, mentre gli alberi (le cellule a crescita lenta o a riposo), pur perdendo qualche foglia, resteranno più o meno in salute.
Cosa succede al nostro corpo
Così le cellule dei bulbi piliferi, di stomaco e intestino, del sangue, che si riproducono piuttosto rapidamente, patiscono parecchio la chemioterapia. Le loro sofferenze sono alla base degli effetti collaterali più comuni del trattamento: vomito, nausea, diarrea; perdita dei capelli; stanchezza (causata dalla diminuzione di globuli rossi nel sangue) e infezioni (dovute alla moria delle cellule del sistema immunitario, i globuli bianchi).
La rinascita verde
Tuttavia, qualche tempo dopo la pioggia di diserbante che ha salvato la foresta (danneggiandola), anche i cespugli secchi – le cui radici sono rimaste intatte – rinverdiscono e ricominciano a crescere.
Allo stesso modo le radici dei peli, indebolite dalla chemioterapia, riprendono vita e fanno spuntare nuovi capelli; e anche le cellule del sangue e dell’intestino ricominciano a crescere e ripopolano i rispettivi territori, riprendendo il lavoro da dove l’avevano lasciato.
Fonte: Airc
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